Scheda completa dell'erba

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SOIA
Glycine max (L.) Merr.



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CLASSIFICAZIONE

Dominio: Eukaryota (Con cellule dotate di nucleo)
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta (Piante vascolari)
Superdivisione: Spermatophyta (Piante con semi)
Divisione: Angiospermae o Magnoliophyta (Piante con fiori)
Classe: Magnoliopsida (Dicotiledoni)
Sottoclasse: Rosidae
Ordine: Fabales
Famiglia: Fabaceae
Sottofamiglia: Faboideae

NOMI POPOLARI E INTERNAZIONALI
Soja, Soya, Soybean, Haba soya, Sojabohne

SINONIMI DEL NOME BOTANICO
Soia hispida Moench, Glycine soja hort., Glycine soja (L.) Sieb. et Zucc.

DISTRIBUZIONE

[Immagine tratta dalle schede di ActaPlantarum]

DESCRIZIONE BOTANICA
PIANTA ERBACEA

COLORI OSSERVATI NEL FIORE
________ BIANCO
________ FUCHSIA-CHIARO


DROGA UTILIZZATA
SEMI

TOSSICITÀ
RELATIVA A QUANTO SPECIFICATO

CONTROINDICAZIONI
SONO POSSIBILI INTERFERENZE CON L'ASSE IPOTALAMO-IPOFISI-GONADI, QUINDI EVITARE IN GRAVIDANZA, NELL'ETA PUBERALE, NELLA PATOLOGIA TUMORALE DEL SENO E NON USARE PER AUTOMEDICAZIONE.

INTERAZIONI O INCOMPATIBILITÀ
ORMONI TIROIDEI
PILLOLA ANTICONCEZIONALE
TERAPIE ORMONALI

EFFICACIA TERAPEUTICA
CONFERMATA

ORGANI INTERESSATI DALL'AZIONE FITOTERAPICA
CERVELLO
CUOIO CAPELLUTO
FEGATO
FEGATO E VIE BILIARI
ORGANI E-O TESSUTI DI VARI DISTRETTI CORPOREI
ORGANI EMUNTORI
SISTEMA ENDOCRINO
SISTEMA IMMUNITARIO
TESSUTO CUTANEO
TESSUTO OSSEO
TUTTO IL CORPO
UTERO E OVAIE

PROPRIETÀ E INDICAZIONI
ooKALIMENTO
ooKEPATITE
ooKEPATOPROTETTORE ANTIEPATOTOSSICO DEL FEGATO
ooKINSUFFICIENZA EPATOBILIARE E INTOSSICAZIONE DEL FEGATO
ooKMANCANZA DI MEMORIA A BREVE E LUNGO TERMINE
ooKMENOPAUSA E CLIMATERIO (TURBE E DISTURBI VARI)
+++ANTITUMORALE [RITARDANTE LA PROLIFERAZIONE]
++ACNE (DEPURATIVO)
++ALOPECIA O AREA E DEBOLEZZA DEI CAPELLI
++ANTITUMORALE [CHEMIOTERAPICO-SIMILE]
++OSTEOPOROSI
++TRICOFILO
++TUMORE MALIGNO o CANCRO

Proprietà antitumorali per Glycine max (L.) Merr.

ERBE SINERGICHE
CIMICIFUGA
EQUISETO
TRIFOGLIO DEI PRATI

ESTRATTI
  • Soia Estratto standardizzato
    Titolato in isoflavoni e saponine Forma terapeutica corretta per l´uso come fitoestrogeno 50-100 mg al giorno
  • Soia lecitina
    Utilizzabile come farmaco. integratore alimentare o cosmetico.

  • NOTE DI FITOTERAPIA
    Fitoestrogeni ed iperplasia dell'endometrio.
    (Prescrire International 2006; 15: 62-3)

    I fitoestrogeni sono estratti di piante medicinali capaci di interagire con i recettori per gli estrogeni (1).
    Quattro trial clinici randomizzati di breve durata (in linea di massima di scarsa qualità metodologica) hanno valutato gli effetti di alte dosi di fitoestrogeni della soia (50-100 mg/die di isoflavoni) verso placebo in donne in post-menopausa. Pur in presenza di risultati contrastanti, questi trial sembrano suggerire un leggero effetto preventivo sulle vampate di calore (al meglio, circa 2 episodi evitati a settimana). Poche sono però le conoscenze sui rischi connessi con l'uso prolungato di alte dosi di fitoestrogeni, soprattutto per quanto riguarda il rischio di tromboembolismo e di neoplasie a carico della mammella e dell'endometrio (effetti noti degli estrogeni).
    Un trial randomizzato in doppio-cieco, condotto in Italia, ha valutato l'impatto a lungo termine dei fitoestrogeni sull'endometrio (2). Questo è stato il primo trial volto a stabilire gli effetti a lungo termine dei fitoestrogeni. Sono state reclutate 376 donne in post-menopausa non isterectomizzate e randomizzate in un gruppo trattato con un prodotto a base di soia contenente 150 mg/die di isoflavone ed in un gruppo placebo. Le donne sono state sottoposte a biopsia dell'endometrio al momento dell'arruolamento, dopo 30 mesi e dopo 5 anni di trattamento. La biopsia dopo 5 anni è stata eseguita in 319 donne. È stata riscontrata iperplasia dell'endometrio nel 3.8% delle donne trattate con il prodotto a base di soia, ma in nessuna delle donne del gruppo placebo (p<0.05). Nessuna paziente ha sviluppato una neoplasia dell'endometrio. L'iperplasia dell'endometrio è di solito considerata una lesione precancerosa; l'iperplasia endometriale con atipia cellulare è associata ad un aumento del rischio di progressione ad adenocarcinoma (3). In confronto, studi epidemiologici suggeriscono che l'aumento del rischio di neoplasie endometriali è di circa 4 casi per 100 donne dopo 10 anni di terapia con estrogeni non combinati (4).
    In conclusione, il rapporto rischio/beneficio dei fitoestrogeni non è stato adeguatamente stabilito. Quindi, è necessario ponderare l'impatto sull'endometrio e sul possibile rischio (non conosciuto) di tromboembolismo e neoplasia al seno, a fronte di un modesto effetto preventivo sulle vampate di calore.

    Bibliografia

    -Prescrire Rédaction. Les phytoestrogènes chez les femmes ménopausées. Peu d'effects avérés pour un risque qui reste à évaluer. Rev Prescrire 2003 ; 23: 603-9.
    -Unfer V et al. Endometrial effects of long-term treatment with phytoestrogens: a randomized, double-blind, placebo-controlled study. Fertil Steril. 2004; 82:145-8. Letter and Authors response Fertil Steril. 2005; 83: 256-7.
    -Malignat neoplasms of the endometrium. In: Martindale. The Complete drug reference. 34th ed, The Paharmaceutical Press, London 2005: 516.
    -Prescrire Editorial Staff. Risk-benefit balance of post-menopausal hormone replacement therapy. Prescrire Int 2004; 13: 106-109.


    Vedi anche argomenti su A.I.R.C.
    https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/fitoestrogeni-cancro


    Sorveglianza alle reazioni avverse
    PIANTA SEGNALATA

    FITOALIMURGIA (uso in cucina)

    UTILE DA SAPERE
    PIANTE AD AZIONE FITOESTROGENICA E ANTIANDROGENA
    In virtù della loro azione estrogenica alcune piante si dimostrano efficaci nell'impiego terapeutico per le turbe legate a un'insufficienza ovarica, per sindromi deficitarie dopo isterectomia e ovariectomia, per turbe mestruali della pubertà e per alcune manifestazioni fastidiose che caratterizzano la manifestazioni funzionali della menopausa come vampate di calore, turbe dell'umore, secchezza della mucosa vaginale, ecc. e per la sindrome premestruale.
    Alcuni inconvenienti, come per es. le vampate, hanno una stretta relazione con l'ormone ipofisario; altri invece, come prurito, infiammazione pelvica e secchezza vaginale, sono relativi alla caduta del tasso ematico di estrogeni e possono migliorare con l'utilizzo di queste piante. In questi casi la fitoterapia rappresenta una terapia attiva e/o complementare alla terapia ormonale classica.
    Le piante estrogeniche e progesterone-like sono: Angelica, Aletris, Erba medica, Salvia, Luppolo, Ginseng, Alchemilla, Verbena, Salsapariglia, Soia, Kudzu, Cimicifuga; l'Ortica ha azione antiandrogena e la Cimicifuga è attiva sulla secrezione dell'ormone ipofisario. L'Agnocasto aumenta la produzione dell'ormone luteinizzante, inibisce il rilascio dell'ormone che stimola il follicolo, portando ad uno spostamento del rapporto a favore degli estrogeni rispetto ai gestageni, producendo effetti ormonali utilizzati contro disturbi connessi alla menopausa; inoltre, sperimentalmente, inibisce la secrezione della prolattina, risultando efficace sia nella sindrome premestruale che nella iperprolattinemia.
    Tratto da: Enrica Campanini "Dizionario di fitoterapia e piante medicinali"; A.Y. Leung & S. Foster "Enciclopedia delle piante medicinali"; Fabio Firenzuoli "Le 100 erbe della salute"

    Fitoestrogeni e trattamenti ormonali: legami pericolosi Il ricorso ai fitoestrogeni va evitato nelle donne con tumore della mammella e affette da deprivazione ormonale da ormonoterapia
    Le donne con carcinoma della mammella positivo per i recettori degli estrogeni devono evitare di ricorrere ai fitoestrogeni nel tentativo di ridurre gli effetti da deprivazione ormonale causati dalla ormonoterapia in atto. Il 70% circa dei carcinomi della mammella esprime recettori per gli estrogeni. Questo dato è alla base della terapia adiuvante con farmaci che riducono la stimolazione di questi recettori quali il tamoxifene e derivati e gli inibitori delle aromatasi. L'ormonoterapia di per sé causa però numerosi effetti collaterali da deprivazione ormonale. I sintomi meno tollerati sono la secchezza delle mucose e la sindrome vasomotoria (le cosiddette vampate), oltre alle manifestazioni legate al lungo trattamento (artralgie, tipicamente causate dagli inibitori delle aromatasi, osteoporosi, ipertensione, alterazioni del metabolismo lipidico). Nelle donne in menopausa, è diventata popolare l'assunzione di integratori alimentari, contenenti principalmente derivati della soia o del trifoglio rosso, nell'ipotesi che abbiano un'azione di contrasto sui sintomi della menopausa. Gli estratti di queste piante contengono infatti fitoestrogeni, e in particolare isoflavoni (genisteina, daidzeina e gliciteina dalla soia e biocanina A e formononetina dal trifoglio), sostanze che hanno una blanda azione sia estrogenica sia antiestrogenica. Queste caratteristiche hanno suggerito la loro indicazione anche alle donne in trattamento con tamoxifene o inibitori dell'aromatasi, suscitando allarme negli oncologi che ritengono tale pratica incongrua e rischiosa. Negli animali di laboratorio si è infatti dimostrato uno stimolo dose-dipendente da fitoestrogeni nella crescita di cellule tumorali umane della mammella estrogeno-sensibili (CMF-7) [1]. In modelli analoghi risulta anche abrogata la prevenzione del tamoxifene alla crescita tumorale [2]. A seguito della diffusione di tale pratica sono stati condotti due studi per verificare l'efficacia di integratori a base di soia (90-150 mg/die di isoflavoni) in pazienti sintomatiche per deprivazione ormonale (vampate diurne e notturne) [3,4]. Le pazienti, trattate per carcinoma della mammella e molte in trattamento con tamoxifene o raloxifene, sono state randomizzate in doppio cieco a ricevere il trattamento con isoflavoni o placebo. In nessuno dei due studi si sono rilevate differenze statisticamente significative nella sintomatologia, anche quando stratificate a ricevere tamoxifene. Per cui gli isoflavoni non sembrano ridurre la sintomatologia legata alla terapia ormonale e potrebbero invece avere un'attività di stimolo sulla crescita tumorale. Secondo alcuni lavori scientifici, le popolazioni asiatiche sarebbero meno esposte al rischio di carcinoma della mammella per l'elevata ingestione di derivati della soia: questa osservazione è di difficile interpretazione epidemiologica e non può essere trasferita alle popolazioni occidentali né ad altri effetti ormonali degli isoflavoni [5,6]. Tali sostanze, quindi, vanno utilizzate con molta cautela da parte delle donne con carcinoma della mammella e solo se con recettori ormonali negativi. I medici che hanno pazienti in trattamento con tamoxifene o inibitori delle aromatasi dovrebbero vigilare e sconsigliare l'uso di prodotti a elevato titolo di fitoestrogeni, anche perché molti degli integratori alimentari in commercio rimandano a siti Internet nei quali sono rivendicati effetti terapeutici non dimostrati, sostenuti con letteratura di parte o mal interpretata.
    Bibliografia: ? J Nutr 2001;131:2957-62. ? Cancer Res 2005;65:879-86. ? J Clin Oncol 2002;15:1449-55. ? J Clin Oncol 2000;18:1068-74. ? J Epidemiol 2010;20:83-9. ? Nutr J 2008;7:17. CDI #nnn# ? Palozzo A.C., Falci C., Zovato S. Istituto Oncologico Veneto IRCCS

    ANNOTAZIONI
    È stato osservato che nelle popolazioni che utilizzano normalmente la Soia in alimentazione si riscontra una minore incidenza di malattie cardiovascolari, osteoporosi, disturbi della menopausa e carcinomi del colon e mammario. Gli isoflavonoidi della Soia comportandosi da fitoestrogeni hanno un ruolo di regolazione sui meccanismi di ricezione per gli estrogeni, regolandone la concentrazione.



    BIBLIOGRAFIA E ARTICOLI SCIENTIFICI SUL WEB

       



    Foto o Immagine modificata per uso didattico

    Autore: Vera Scapody

    Autore: Scott Bauer

    Autore: Fritz Geller-Grimm

    Autore: Helge Höpfner


    Foto e Immagini
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